29 marzo 2008

Violenza in Tibet: ora basta!!!

Le ultime notizie provenienti da Lhasa, capitale del Tibet, sono agghiaccianti: il governo cinese, non pago della durissima repressione delle proteste contro il regime, che ha provocato la morte di numerose persone (una dozzina per il governo cinese, più di 80 secondo fonti indipendenti), ha deciso di lanciare un ultimatum ai dissidenti: chi si consegnerà alle autorità entro le 17 del 17 marzo (ora italiana), sarà trattato “con clemenza”, tutti gli altri subiranno un “duro trattamento”.

L’ultimatum ora è scaduto. Si attendono gli eventi, si attende l’ennesima carneficina, si attende l’ennesima rassicurante dichiarazione da parte delle autorità cinesi, si attendono gli ennesimi no comment da parte delle diplomazie occidentali, talvolta sostituiti da simboliche condanne verbali.
Di fronte a tutto questo arriva però un momento in cui viene voglia di dire: BASTA! Viene voglia di urlarlo con forza: questa forza, quasi catartica, è l’emblema della decisione con cui deve essere portata avanti la questione della tutela dei diritti umani nel mondo.
Perché se è vero che il Tibet è lontano, geograficamente e mediaticamente, dalla nostra realtà di giovani impegnati a Padova, quegli eventi drammatici non riguardano soltanto una remota regione asiatica, bensì pongono una tematica di portata generale: le violazioni dei diritti umani rappresentano soltanto “questioni interne”, come sono soliti affermare tutti i regimi della Terra, oppure sono questioni di interesse internazionale?
Secondo me, esistono dei diritti universalmente riconosciuti che, indipendentemente dalla valenza (spesso meramente formale) di diritti naturali che venga o meno loro attribuita, devono essere difesi e tutelati sempre e dovunque.
Libertà di espressione e di riunione, diritto di autodeterminazione dei popoli (perlomeno nelle forma più ridotta di diritto all’autonomia), diritto alla vita non possono restare espressioni vuote, ma devono essere riempiti dall’azione, anche internazionale, di quegli stati che già li tutelano all’interno del loro territorio.
E’ quindi necessario ed urgente che i paesi occidentali condannino con forza il comportamento delle autorità cinesi in Tibet, ma più in generale è necessario che nello sviluppo delle relazioni con il colosso asiatico non si tenga più conto soltanto di variabili economiche, ma anche della necessità di tutelare i diritti umani.
Dopo le giuste condanne di Walter Veltroni mi aspetto che il Partito Democratico sappia porre prima degli interessi economici il rispetto dei diritti umani(e penso anche e soprattutto ai diritti sociali, la cui violazione abbassa il costo del lavoro in Europa).
Vorrei che, anche se questo non può avere diretto influsso sulla questione, l’amministrazione comunale di Padova esponesse la bandiera tibetana.
Propongo, anche, che i Giovani Democratici nei prossimi giorni organizzino un sit-in di solidarietà e protesta.


La lotta per la tutela dei diritti umani riguarda tutti.
E’ anche dal basso che si può cambiare il mondo. Proviamoci.


Matteo Corbo

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