26 giugno 2008

Moni Ovadia a Padova: contro ogni razzismo

Generazione Democratica insieme a Laboratorio ’48, con la collaborazione del Circolo del Partito Democratico Armistizio, organizza un incontro – dibattito, coordinato da Paolo Tognon, con Moni Ovadia (www.moniovadia.it), Flavio Zanonato (sindaco di Padova), Piero Ruzzante (Partito Democratico) e Matteo Corbo (Giovani Democratici), su immigrazione, integrazione e sicurezza. L’idea è quella di osservare attraverso sguardi diversi: quello dell’intellettuale, dell’amministratore, del politico e del giovane alcune delle questioni di più scottante attualità.
In Italia c’è un razzismo latente? Le elezioni si vincono solo sulla sicurezza? Come può il Partito Democratico affrontare il problema senza scadere in demagogia e populismo? L’educazione al rispetto delle diversità ha ancora un ruolo in tutto questo?
L’iniziativa si terrà il 3 Luglio alle 21 presso il Piccolo Teatro don Bosco.
Siete tutti invitati a venire e a spargere la voce. Ovviamente, sarà lasciato ampio spazio, a interventi e domande.



Generazione Democratica


25 giugno 2008

Autunno caldo o estate fredda

Quando Veltroni ha annunciato una grande mobilitazione contro il governo per Ottobre quasi mi sono ricordato di essere iscritto a un partito. Poi mi è venuto un dubbio: perché Ottobre? Non vorrei che in attesa di un autunno caldo l’estate si raffreddi troppo.

Berlusconi 2 come Berlusconi 1 usa lo Stato come se fosse di sua proprietà (non mi stupisco, ma ancora mi indigno). Così mentre sorseggeremo un martini bianco – ghiaccio – limone in una spiaggia che più bella non si può, tutti i suoi processi, come le foglie in autunno, cadranno.

“Ci sono posti dove sono stato/ dove il Piave mormorava / e la sinistra era paralizzata / e la destra lavorava” canta De Gregori nel suo ultimo brano Celebrazione.

Per questo in alcune città i comitati per la legalità organizzano presidi, volantinaggi e iniziative davanti ai tribunali, con bandiere di partito e cartelli scritti da persone comuni.

Ecco, quindi, la mia proposta: creiamo anche noi, con le associazioni più vicine, un comitato padovano per la legalità. Iniziamo qualche volantinaggio davanti al tribunale, facciamo capire che essere democratici significa anche essere intransigenti nella difesa dei principi costituzionali, perché mentre la legalità si permette di andare in vacanza, l’illegalità e la corruzione morale lavorano anche di notte…


Paolo Tognon

23 giugno 2008

La tessera dei poveri: chiamiamola pure "poor card", resta sempre una schifezza

Robin Hood Tremonti ne ha pensata una delle sue.

Ormai galvanizzato dal fatto che tutti hanno smesso di considerarlo un commercialista, preferendo etichettarlo piuttosto come un intellettuale o un pensatore, si è inventato la "tessera prepagata per gli indigenti anziani".

Quello che è incredibile è che, per il combinato disposto dell'accortezza comunicazionale del "pensatore" e dell'acquiscienza mediatica che sta travolgendo tutto e tutti, questa incredibile proposta sta "bucando gli schermi", appare come il trionfo della politica del fare del decidere.
Ma facciamo un piccolo gioco.

Ipotizziamo che un anno fa il Governo Prodi avesse attivato un'iniziativa del genere.

Cosa sarebbe successo?

Qualcuno avrebbe tradotto i quattrocento euro nel numero dei caffè che il pensionato indigente può prendere al bar .

Immagino già i titoli: "Il governo va incontro agli indigenti con una mancia equivalente a poco più di un caffè al giorno".

Bonaiuti, con il suo faccione da prelato di campagna in favore di telcamera, avrebbe parlato di governo allo sbando ( conosce probabilmente altre espressioni, ma questa è quella che gli piace di più e che usa imperterrito da anni per definire le condizioni di chi sia all'opposizione rispetto al suo dominus).

Gasparri, che, inspiegabilmente, si offende quando gli danno del cretino,avrebbe parlato di ripristino della tessera dei poveri di mussoliniana memoria ( tutte le volte che può cerca di prendere le distanze dal fascismo).

Cicchitto avrebbe arricciato il naso, uscendosene con le solite frasi sprezzanti.

E così via.

Invece questa idea geniale , di etichettare come poveri coloro che sono diventati tali per l'insipienza di chi governa e ha governato questo paese ( nessuno si senta escluso) l'ha avuta Tremonti.

E Tremonti è un genio ( almeno quanto Bruto è un uomo d'onore)

E' un genio perchè attraverso questo documento la patente di fallito viene data a chi è povero, non a chi, governando il paese, avrebbe dovuto fare di tutto per impedirlo.

Qualcuno dirà: meglio che niente.

Certo, 400 euro sono meglio che niente.

Ma non si poteva trovare un altro modo per farli arrivare agli interessati.

O è stato preferito questo per l'evidenza che ha, perchè si traduce in un documento che circola, perchè ha maggiore risalto mediatico?

Temo di si.

Alla faccia del rispetto per i coloro che, attraverso questo tesserino avranno la più indesiderata delle patenti.




Vincenzo Cusumano

20 giugno 2008

Berlusconi come Stranamore: pronto a lanciare l'arma fine di mondo

L'illusione di avere la meglio su Berlusconi con un approccio morbido e disponendosi al dialogo è durata lo spazio di un mattino.

Veltroni ha dimostrato, fino ad oggi, intelligenza e disponibilità rendendosi disponibile al dialogo.

Ci sono tanti problemi gravi e annosi del paese sui quali si ha sempre l'impressione che sia sufficiente mettersi al tavolo tra persone di buona volontà per trovare le soluzioni.

Eppure quel tavolo non si fa mai.

Occorre dire a chiare lettere che se il tavolo delle riforme non decolla mai, la colpa è di una persona sola: Silvio Berlusconi.

Alcune delle persone con le quali mi confronto mi hanno detto in questi giorni: la colpa non è di Silvio, sono i giudici che si accaniscono contro di lui, lui è costretto a difendersi.

Che Berlusconi abbia il diritto di difendersi lo trovo giusto.

Che voglia farlo dissestando il sistema giudiziario Italiano mi sembra incredibile.

Se un ladro ti entra in casa al massimo lo fai arrestare, oppure, se sei uno di quelli che tengono un'arma sotto il cuscino, provi a difenderti, ma mica puoi tirargli una bomba atomica.

Silvio sta facendo questo da anni, tenta di rispondere con l'arma-fine-di-mondo come lo scienziato pazzo del Dottor Stranamore di Kubrik.

Per fortuna molte ciambelle non gli riescono con il buco : o è il capo dello Stato che lo costringe a modificare un provvedimento oppure è la Corte Costituzionale che lo mette fuori gioco.

Ma questa volta, reso forte dal successo elettorale, non sembra per nulla trattenuto dalla decenza.

I danni che è intenzionato ad arrecare al sistema della giustizia rischiano di essere pesanti e irreversibili.

Come ha scritto qualcuno, le leggi sono generali ed astratte, ma per una volta tanto e per il bene del paese sarebbe bene farne una con un solo articolo:

"Silvio Berlusconi non può essere processato".

Oppure :

"Silvio Berlusconi è innocente".




Vincenzo Cusumano

19 giugno 2008

L'addio di un grande testimone

Ieri se n'è andato Mario Rigoni Stern.
Se n'è andato in silenzio, senza drammi e senza fare spettacolo.
Se n'è andato con la classe che gli si addice.
Un augurio di buon viaggio a lui che ha fatto la guerra e l'ha saputa raccontare con la crudezza e la poesia di chi l'ha vissuta in primalinea e ha testimoniato quello che è stato veramente il fronte della seconda guerra mondiale.
Rigoni Mario di Giobatta, n. 15454 di matricola, sergente maggiore del 6° reggimento alpini, battaglione Vestone, cinquantacinquesima compagnia, plotone mitraglieri.
Ciao sergentmagiù.


Giovanni Venturelli

14 giugno 2008

Intercettazioni, una specie di comma 22

Un giornalista, intervenendo in una trasmissione televisiva sul tema delle intercettazioni, ha detto in maniera molto netta che non gli interessa la privacy di un chirurgo capace di rovinare i suoi pazienti.

Qui sta il vero nodo della vicenda intercettazioni.

Nessuno può pensare, nel momento in cui lede il diritto di un'altra persona, di farsi forte del suo diritto alla privacy.

Nei giorni scorsi ho trovato in rete nei forum e nei blog moltissimi commenti, provenienti sia da destra che da sinistra, il cui leit motiv è il seguente:

" Non mi importa se mi intercettano: non ho nulla da nascondere e nulla di cui vergognarmi!"

Secondo me è come il famoso Comma 22

Nel 1961 uscì un libro che parlava dei piloti degli aerei di guerra americani durante il periodo dei bombardamenti in Italia.

Il libro riportava i regolamenti cui i piloti erano soggetti, e fra questi due articoli contraddittori:

Articolo 12, Comma 1
L'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.
Articolo 12, Comma 22
Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.
Beh, anche per le intercettazioni dobremmo avere una specie di Comma 22.

Che potrebbe suonare più o meno così:

L'unico che ha diritto ad non essere intercettato è la persona onesta.

Chiunque pretenda di non essere intercettato non lo è.


Vincenzo Cusumano

13 giugno 2008

Volantino iniziativa 18 giugno


Per ingrandire l'immagine è sufficiente clickarci sopra

10 giugno 2008

Basta con le intercettazioni. Silvio a testa bassa. Furbetti, bancarottieri e corruttori si fregano le mani.

Basta con le intercettazioni.

Silvio si lancia a testa bassa nell'ennesima battaglia pro domo sua.

Difficile pensare che da una mossa come questa possano scaturire vantaggi per l'efficienza e soprattutto l'efficacia del sistema giudiziario, uno dei più inadeguati del mondo.

Sul tema propongo (vedi sotto) un articolo, che mi sembra molto istruttivo, di Marco Travaglio.

Le ipotesi sulle conseguenze di quanto annunciato dal Premier sono a dir poco inquietanti.

Impossibile che diventino realtà ( anche se ai miracoli e ..agli incubi l'uomo ci ha abituato)

Aspettiamoci, comunque, molti andirivieni: fughe in avanti, marce all'indietro.

Già ieri l'ex ministro della Giustizia Castelli avanzava le sue perplessità sull'esclusione dello strumento delle intercettazioni per i reati di corruzione e concussione.

Adduce motivi di tipo elettoralistico ( "la gente non capirebbe ") ,ma è già qualcosa.

Sicuramente sul tema le varie "caste" possono cominciare a fare il tifo perchè vada in onda la prima versione del pronunciamento berlusconiano.


Furbetti del quartierino, bancarottieri fraudolenti, complottatori di Moggiopoli, potenti abituati al ricatto e alla corruzione sanno per chi votare alle prossime elezioni ( ma secondo me sapevano bene anche ...per chi votare a quelle del 13-14 aprile scorsi).


Vincenzo Cusumano
La scomparsa dei reati
Ieri, prima di accusare un lieve malore, dunque ancora nel pieno possesso delle facoltà psicofisiche, il presidente del Consiglio ha annunciato che saranno vietate le intercettazioni, fuorché per «criminalità organizzata, mafia, camorra e terrorismo».
E le poche che si potranno ancora disporre non potranno essere pubblicate.
Per i trasgressori ­ magistrati, agenti di polizia giudiziaria e giornalisti ­ «saranno previsti 5 anni di carcere».Una pena più alta del falso in bilancio non ancora depenalizzato, per dire.
E poi «una forte penalizzazione economica per gli editori che le pubblicano» (per esempio per suo fratello Paolo, il cui Giornale pubblicò una telefonata top secret e priva di rilevanza penale tra Fassino e Consorte).
L’annuncio non deve stupire: è scritto nero su bianco nel programma elettorale del Popolo della Libertà provvisoria.
Ma, come al solito, era stato sottovalutato dai più. Soprattutto dal Pd e dall’Anm, protagonisti di un curioso «dialogo» con l’uomo, anzi l’ometto che si propone di sfasciare definitivamente quel poco che resta del sistema giudiziario. Lo stesso ometto che contemporaneamente annuncia «il ritorno dello Stato», la «tolleranza zero» e la «certezza della pena», subito creduto ed elogiato come statista dai nove decimi della stampa italiana.Sempreché non sia stato frainteso o non abbia parlato a titolo personale, basta prendere alla lettera l’annuncio del premier per prevedere le conseguenze della nuova legge.
Qualche esempio.
Tizio viene ammazzato. Nessuna traccia dell’assassino. Il giudice ordina di controllare i telefoni di parenti, amici e colleghi di lavoro, alla ricerca di un indizio. Ma l’omicidio (salvo che a commetterlo sia un mafioso, un camorrista o un terrorista) non è compreso tra i reati per cui sarà ancora lecito intercettare: dunque resterà insoluto, salvo che l’assassino si presenti spontaneamente a confessare. Rapina in banca: una telecamera riprende uno dei rapinatori. Gl’inquirenti riconoscono dalle immagini sfuocate uno dei rapinatori e gl’intercettano il telefono per accertarsi che sia proprio lui e individuarne i complici. Questo, oggi. Domani, non essendo le rapine reati di criminalità organizzata, niente intercettazioni: impossibile scoprire i malviventi, che la faranno franca, né tantomeno recuperare il bottino.Un imprenditore viene sequestrato. Le forze dell’ordine, oggi, mettono sotto controllo il telefono di casa per risalire ­ dalle chiamate per la richiesta di riscatto - alle utenze dei sequestratori, pedinarli, scoprire il covo e liberare l’ostaggio. Domani niente intercettazioni e niente colpevoli. Ai familiari non resterà che pagare e sperare che il congiunto venga restituito tutto intero.
Un misterioso molestatore perseguita una ragazza con telefonate oscene, o minaccia e insulta un suo nemico: gl’investigatori controllano il telefono della vittima e risalgono al disturbatore. Oggi. In futuro anche questo sarà impossibile.
Una donna, picchiata e violentata dall’ex compagno, trova la forza di sporgere denuncia. Ma mancano le prove. Per trovarle, serve intercettare l’uomo per verificarne gli spostamenti. Con la nuova legge, niente intercettazioni e niente prove. Circa il 90% delle intercettazioni, in Italia, riguardano traffici di droga, molto spesso a opera di bande di italiani o di immigrati non affiliati alla criminalità organizzata. Bene, anzi male: non saranno più intercettabili, così lo Stato rinuncia a sgominare centinaia di pericolose gang e a sequestrare enormi quantità di stupefacenti.Anche per rintracciare i latitanti, sfuggiti alla giustizia dopo condanne per omicidio, rapina, traffico d’armi o di droga ecc., si intercettano i telefoni di parenti, amici e conoscenti per verificare chi li ospiti o li aiuti: salvo che si tratti di mafiosi o terroristi, la nuova legge impedirà di acciuffarli.
Poi, naturalmente, ci sono i reati finanziari, fiscali e contro la Pubblica amministrazione.
Che poi sono quelli che Berlusconi, avendone commessi parecchi ed essendo tuttora imputato per tutte e tre le categorie penali, spera di rendere impossibili da scoprire e da punire (magari con una norma transitoria che renda inutilizzabili le intercettazioni sin qui realizzate, tipo quella tra lui e Saccà per cui è imputato a Napoli per corruzione). Siccome nessuno li confessa spontaneamente, l’unico modo per smascherarli è intercettare chi è sospettato di commetterli. D’ora in poi sarà proibito: non commetterli, ma scoprirli.
Così i miliardi di euro che ora lo Stato recupera ogni anno dai processi per bancarotta, falso in bilancio, corruzione, concussione, frode fiscale, aggiotaggio (solo dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino, la Procura di Milano e Clementina Forleo hanno recuperato quasi 1 miliardo di euro) resteranno nelle tasche dei criminali.
Chissà che ne dice Robin Hood Tremonti.
Marco Travaglio

4 giugno 2008

La tassa di Emilio Fede (arriva al pettine il nodo di Rete 4)

L'antiberlusconismo pregiudiziale si ridimensiona e molti soggetti politici e, di conseguenza, le persone che li sostengono, cercano di valutare le mosse del premier caso per caso, approvandone alcune (v. problema rifiuti e buona parte del pacchetto sicurezza che riprende in gran parte il progetto Amato) e criticandone altre.

Rimane invece impenetrabile a qualsiasi forma di ragionamento il sentimento pro Berlusconi.
Parliamo del pasticcio di Rete 4.

I sostenitori di Berlusconi ( e i giornalisti a libro paga nelle aziende del premier) minimizzano la portata di quello che sta succedendo.

Esultano per l'esito prevedibile della vicenda: Rete 4 continuerà a trasmettere, Europa 7 tutt'al più si vedrà riconoscere un risarcimento danni di natura economica.

Ostinatamente ignorano ( e molti media formalmente indipendenti con loro) la gravità della situazione e l'imbarazzo enorme che procurerà al buon Silvio.

Ammettiamo che ci sia "solo" un danno di natura "meramente" economica, come dicono.
Chi lo pagherà quel danno?
Noi tutti o Berlusconi?
Arriveremo così ad una situazione così incredibile che se un comico l'avesse descritta sarebbe stato censurato per eccesso di...satira.
Se anche un euro di quel danno venisse pagato dallo Stato, quell'euro sarebbe diviso tra tutti noi e avremmo così una tassa invisibile( ma non per questo inesistente), la tassa di Rete 4!
Ovvero: la tassa di Emilio Fede.

Ovviamente, poi, Europa 7 non chiede un euro, chiede miliardi di euro.Aspettiamo di leggere le motivazioni, ma temo, leggendo il dispositivo della sentenza del consiglio di Stato, , che ci siano poche vie d'uscita.

Rete4 continuerà a trasmettere, ma noi ne pagheremo il "canone".

Senza parlare della figura penosa ( l'ennesima) in Europa.Proviamo a pensare a cosa succederebbe in Germania, in Francia o in Inghilterra se Merkel, Sarkosy, o Brown costringessero il governo di cui sono premier a pagare un risarcimento per mantenere in vita un'azienda di loro proprietà.

Non bisogna essere comunisti o antiberlusconiani per trovare assurda questa storia, basta essere normalissime persone di buon senso.

Ma gli aficionados di Silvio cantano vittoria!


Vincenzo Cusumano
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