27 dicembre 2008

Social Card, il pacco di Natale di Tremonti e Berlusconi.

Da L'Unità, merc 24 dicembre 2008

Molti casi di carte inattive alle casse dei supermercati. I clienti provano 4 o 5 volte, prima di desistere. L’Inps ha bloccato circa 100mila richieste considerate non in regola. Ma i pensionati non lo sanno.

Natale amaro per decine di migliaia di poveri. Alle casse dei supermercati la loro «card» non passa. «Transazione non eseguita» recita il pos. Minuti d’attesa, imbarazzanti, lunghissimi, sotto gli occhi delle file prenatalizie, vocianti e nervose. La macchina della carta sociale è in tilt.E loro, i poveri,non sanno nulla: silenzio dalle Poste, dall’Inps, dal Ministero, da Mastercard. La lista è lunga perché il meccanismo è complesso e infernale. Tutti sanno che c’èqualcosa che non va: la grande distribuzione, i Caf, le associazioni. Malo dicono a bassa voce. In questa giostra impazzita, c’èchi scopre di essere meno povero di quanto pensasse e quindi di non aver diritto a quei 40 euro al mese, chi di aver speso troppo, chi di stare ancora in lista d’attesa. Intanto il Natale èarrivato. Si avvicina la fine dell’anno, quando scadrà il termine per ottenere la primaricarica, quella «ricca» di120 euro. Andrà spesa entro aprile, altrimenti sarà azzerata: il credito dura per due bimestri. La card è fatta per spendere,non per risparmiare. Se almeno funzionasse. Invece.

L’Inps è l’unico a fornire spiegazioni.
Gli altri non rispondono neanche al telefono. Fino a due giorni fa le Poste avevano distribuito 366mila carte ancora da attivare. L’Inps ne ha autorizzate 200mila, 100mila sonostate respinte per mancanzadi requisiti, 60mila sono in lavorazione. Ecco spiegata la disfunzione: non tutti quelli chehanno ricevuto la carta ne hanno diritto. Ma i numeri non convincono fino in fondo. Senza contare che su una platea stimata di un milione e 300mila persone, quota 200mila a pochi giorni dal primo termine sembra davvero bassa. «Quella platea èa regime - spiegano all’Inps - alcuni accederanno l’anno prossimo». E non avranno diritto agli arretrati. Così si riduce la portata del beneficio annunciato.

Almeno il 40%dei pagamenti con la card non va a buon fine alla Unicoop Tirreno. «Il fenomeno èpiù forte in Campania e Lazio - spiega Massimo Tardani - Meno in Toscana. Dipende evidentemente dalla densità delle richieste». Quando non si riesce a pagare «ètriste, molto triste -continua Tardani - I clienti riprova no 3 o 4 volte. Alcuni pagano, ma altri lasciano la spesa alla cassa». Per Tardani la card èun delirio tecnologico. Non c’èsolo il problema delle richieste rifiutate. Il fatto èche il circuito non dà l’informazione sul credito residuo: se si sfonda il «tetto»di spesa, la carta nonfa la transazione. «La gente toglie prodotti a poco a poco - spiegano alla Coop - fino a raggiungere la quota rimasta. Con tanto di imbarazzo dei consumatori ». «Mastercard si èimpegnata a inserire nel saldo anche il credito residuo - dicono alle Acli - speriamo che lo facciano presto». Tanto più che incassano (loro o altri intermediari) circa l’1,2% di commissione sulle transazioni eseguite, pagata dalla grande distribuzione. Non è poco su volumi così alti.

L’inghippo sta nel fatto che i cittadini vanno alla Posta con il modulo della richiesta e i certificati Ise (Indicatore di situazione economica). Lì ricevono subito la carta e il pin. Era prevista l’attivazione in 24 ore, oggi e a48 oforse più. Dalle Poste l’incartamento arriva all’Inps, che verifica i dati. Se ci sono problemi, ferma l’erogazionemanoninforma il cittadino. Altrimenti autorizza la carica a Mastercard. Non si sa ancora cosa accadrà tra un mese per la seconda ricarica. Lo status di avente diritto infatti si può perdere. «Si procede a vista - commentano ancora dalle Acli - Il meccanismo ètroppo complesso». E non solo. «Alle poste non hanno pensato a sportelli dedicati aggiungono gli operatori - Gli anziani segnalano file lunghissime e assoluta mancanza di assistenza degli impiegati».

15 dicembre 2008

Massima attenzione della stampa per i Giovani Democratici

Aperta la campagna di adesioni promossa dai Democratici. Giaretta: «La crisi rinnova l’interesse per la politica»

Matteo Corbo segretario dei giovani Pd

«La politica è sempre uguale a se stessa, nelle facce e nei modi, va rinnovata»


Matteo Corbo , 24 anni, studente di Giurisprudenza, è il nuovo segretario dei giovani padovani del Partito Democratico. È stato votato all'unanimità nel congresso che si è tenuto ieri nella ex sede dei Ds, in via Beato Pellegrino. «Rinnovamento, questione generazione, democrazia dal basso, federalismo». Sono queste le parole d'ordine del nuovo segretario che succede a Paolo Giacon. Al congresso sono intervenuti il segretario regionale Paolo Giaretta, Piero Ruzzante, Margherita Miotto e il sindaco Zanonato. I temi più importanti della tua generazione? «La precarietà del lavoro, i diritti civili, la legalità, la riforma della scuola e dell'università». E la politica? «Le rimprovero di essere sempre uguale a se stessa, nelle facce e nei modi. Vorrei che venisse posta con forza la questione del rinnovamento».

Zanonato l'ha colta subito: «Conto sui giovani per aprire subito dopo Natale un tavolo programmatico. Sono quasi 10mila i giovani che voteranno alle amministrative per la prima volta, c'è bisogno di un impegno forte come programma, conto su di voi». E ancora: «I giovani sono tentati dall'antipolitica del populismo, invece devono raccogliere la sfida della complessità della politica». Paolo Giacon gli ha fatto eco: «Chiedo ai più giovani di sperimentare nuovi forme nei contenuti e negli strumenti nel fare politica. Questo è il vero valore aggiunto».

Ieri intanto gazebo in tutte le città del Veneto per il tesseramento e a Padova in maniera simbolica c'erano i giovani in piazza a produrle, simbolo di un'attenzione che vede oltre 500 ragazzi frequentare le scuole di formazione, locali e regionali per nuovi dirigenti del partito. Tullio Chierego è stato il primo ad essersi tesserato al Partito Democratico. Ha 21 anni, è nato a Gioia Tauro, risiede a Padova dove studia Giurisprudenza. «La mia scelta è legata a due motivi: credo nel progetto del partito a livello nazionale, nonostante le difficoltà che sta attraversando, e a livello locale sono spinto dall'entusiasmo di alcuni amici con i quali condivido ideali e prospettive future» dice.

Due i punti ai quali vuole dedicare il suo impegno: «Credo sia giusto occuparsi dell'integrazione razziale, e in quanto giovane intendo presentarmi con una lista alle elezioni studentesche di marzo. E' importante lavorare anche nel mondo dell'istruzione, e io posso farlo nell'ambito universitario».

L'incontro al gazebo di via S. Fermo, in centro città, è stato l'occasione per toccare con mano lo stato d'animo delle alte cariche all'interno del Pd. Il senatore Paolo Giaretta è decisamente ottimista: «Crediamo in una militanza che si realizzi attraverso una campagna di tesseramento, e i giovani sono quelli che si stanno avvicinando maggiormente». Sempre secondo Giaretta, il momento di crisi sta portando con sé un rinnovato interesse nei confronti della politica, da parte di tutte le fasce d'età: «La gente ha voglia di capire cosa sta succedendo e come le istituzioni possono intervenire. Ci stiamo avvicinando ad una nuova stagione fatta di passione politica e partecipazione attiva da parte del cittadino».

Eva Franceschini


Da Il Gazzettino
del 14 dicembre 2008
pagina VII

12 dicembre 2008

La nostra voce

La nostra voce ci sarà. Per la seconda volta nel giro di due anni, Silvio Berlusconi annuncia agli italiani che cambierà la Costituzione come vuole lui e che lo farà da solo, senza la minoranza.
Berlusconi parla così perché si sente forte, fortissimo per il vuoto che c’è al posto dell’opposizione. Guarda ai tormenti del Partito democratico e decide di poter sferrare un attacco frontale alla democrazia fondata sull'equilibrio fra i poteri, sul rispetto dei principi supremi di Libertà e Giustizia, sui diritti e sui doveri disegnati nella Carta che è alla base della nostra Repubblica.
Noi di LeG mandiamo al Cavaliere un altolà fermo: la vittoria alle elezioni assicura al presidente del Consiglio il dovere di governare. Non gli ha affatto concesso il privilegio di possedere il Paese, le istituzioni che possono essere riformate ma non smantellate, cancellando le garanzie: questa si chiama semplicemente eversione. Se un tale progetto esistesse, se ci fosse la volontà di
trasformare formalmente la già traballante e fragile democrazia in un regime oligarchico, questo si chiamerebbe progetto eversivo.
Ha colpito tutti la tranquillità con la quale Berlusconi ha dichiarato di voler cambiare la Costituzione, "poi i cittadini possono fare il referendum": la sfida di chi, forte del suo potere sull’informazione, forte di quel conflitto di interessi che nessun partito del centro sinistra e nessun esponente della sua classe dirigente gli ha mai contestato sul serio si sente invincibile.
La nostra voce ci sarà. La società civile sente la responsabilità di colmare quel vuoto sul quale il Cavaliere sta organizzando la sua Italia, un Paese sull’orlo del crollo economico, che come in altri momenti della storia, potrebbe essere più facile da controllare e domare.
Una lezione che noi conosciamo e che non consentiremo a nessuno di imporre di nuovo.


Sandra Bonsanti
11-12-2008

6 dicembre 2008

TREVISO: storia di una moschea errante

Venerdì 14 novembre a Cittadella i Giovani Democratici hanno organizzato la presentazione del libro "L'apartheid" di Toni Fontana, con l'autore, Mara Mabilia (docente universitaria di Padova) e Khalid, un giovane di orgine marocchina che fa parte del gruppo "Seconda Generazione".
Tra il pubblico (un'ottantina di persone) c'erano anche sei ragazzi dell'associazione Controluce, un'associazione culturale e di promozione sociale che opera a Maserada sul Piave, in provincia di Treviso. Questi ragazzi che si propongono, tra le altre cose, "di affrontare e approfondire i temi dell'attualità che appaiono sottovalutati o passati sotto silenzio", hanno montato un video sulla persecuzione che Gentilini, prima sindaco e ora vicesindaco, di Treviso ed altri sindaci della lega hanno fatto alla comunità islamica, negando in ogni modo un luogo di culto, culminato con la preghiera sui marciapiedi.
Giovedì 11 dicembre alle 21.00 proietteranno per la prima volta il video da loro realizzato (la locandina è qui) e ci hanno invitato a partecipare. E' bello ed importante vedere che a Treviso, monopolio leghista, ci sono ragazzi che non si arrendono alle politiche xenofobe e populiste dell'amministrazione. Putroppo una certa mentalità non si arresta nella provincia di Treviso e come Giovani Democratici di tutta la regione dobbiamo lottare contro le forme di intolleranza attuali e appoggiare le iniziative di quelle associazioni che ancora si battono per i diritti civili di tutti.

Laura Frigo
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