14 novembre 2008

LE PECORE NERE PASCOLANO A OCCIDENTE…

Un raggio di sole penetra tra le nuvole che ristagnano sulla pianura padana durante le mattine autunnali. Non c’è la nebbia, non ancora, ma in compenso è passata la pioggia, inzuppando tutto. Il treno corre verso sud, va incontro al bel tempo, sobbalzando, umido, sporco… Alcune volte mi chiedo se un Paese relativamente civile possa sopportare servizi come questo. Sembra che l’Italia conservi i treni giusto perché ormai esistono e perché tutto sommato, già che ci sono, tanto vale utilizzarli… Fossero solo i treni!
Gli italiani provano un particolare senso di rigetto per il Bene Comune, nel senso che sembra esistere solo il bene individuale e/o di categoria, della serie: vivi e lascia morire. Nascere in questo contesto fondamentalmente egoista e menefreghista non può non influenzare una persona, soprattutto se questa assorbe certi esempi di negatività sin dalla tenera età. Per uscire da questa situazione o si riceve una corretta educazione in famiglia (oggi più che mai se ne sente la disarmante mancanza), oppure si è già “per natura” particolarmente illuminati e sensibili a quelle forme di convivenza civile che dovrebbero essere proprie di ciascuno, per il bene di tutti. Vediamola come un investimento sociale che produrrà i suoi profitti e con gli interessi: cioè una società davvero civile, ordinata, pulita (in tutti i sensi), amichevole, vivibile in pieno. Ma se solo pochi si conformano alle regole di convivenza civile, da un lato questi poveretti, pecore nere e derisi da tutti, fanno un sacco di fatica spesso inutile e magari alla fine gettano pure la spugna, dall’altro ci rimette la società tutta, perché i comportamenti negativi ed egoistici sono solo apparentemente ed inizialmente appaganti, finendo poi per tracimare e per invadere la sfera altrui, danneggiando l’altro, tutti gli altri. Quindi più libertà individuali ed egoistiche ci si prende, meno libertà vera si produce, anche nei confronti di se stessi.
Ma quali sono questi comportamenti tanto deprecabili? Si tratta solo di guardarsi attorno. Alcuni sono meno evidenti e per questo magari neanche ci si fa caso: si tratta di posteggiare l’auto in doppia fila senza porsi tanti problemi di tempo o di effettiva urgenza; di cercare sistematicamente di saltare la coda (qui, in particolare, sembra che noi italiani abbiamo un irresistibile senso del disordine, qualsiasi stratagemma è permesso, bisogna sempre stare all’erta e pronti a farci valere per coprire eventuali falle in cui potrebbe incunearsi qualche malintenzionato! Persino quando ci sono le file coi bigliettini numerati non si è mai totalmente tranquilli); ancora, è il caso di tutti quelli (moltissimi a quanto pare dallo stato delle strade, delle piazze e in generale dei luoghi molto frequentati) che non sanno cosa sia un cestino, di coloro che, evidentemente, hanno una salivazione copiosissima e non sanno davvero trattenersi in alcun modo dal liberarsene nei modi più vari e spettacolari…
Tutta questa serie di “piccole” cose va a formare un più o meno grande degrado urbano e civile. Ma non è mica finita qui. Questa diffusa impostazione alimenta e consolida un più grave disprezzo e fastidio per l’Autorità (in tutte le sue manifestazioni: dai genitori agli insegnanti, dalle forze dell’ordine ai politici ecc.) e per le Istituzioni. Da qui poi prende le mosse la generale repulsione verso quasi tutte le norme, imperative o semplicemente opportune, insomma, verso tutto ciò che imponga un minimo di sacrificio. Tale spirito è peraltro strettissimamente collegato alla nostra Storia, dal Medioevo in avanti, fatta di divisioni e di particolarismi, di comuni e di signorie, di guelfi e di ghibellini ecc. ecc. ecc.! Ciò spiega tra l’altro il formarsi di categorie e della loro forza e influenza: intoccabili trasposizioni di quell’individualismo già ampiamente menzionato.
Difendere questo stato di cose è facile, basta farsi gli affari propri e continuare a fregarsene delle regole, dalle più banali alle più importanti per la Nazione. C’è poi chi si spinge oltre e difende in modo particolarmente solerte le cosiddette e ormai famose Caste, nonché le libertà di pochi fortunati immeritevoli, compiacendosi nel contribuire a siffatto sadico immobilismo sociale e culturale. Questo si chiama conservatorismo… vedete voi.

Giovanni Gobbo

Nessun commento:

Powered By Blogger