4 maggio 2008

Siamo troppo buoni?

Nei giorni subito successivi alle elezioni si sono sentite spesso frasi di rimprovero sulla cattiva condotta del PD in campagna elettorale, sugli errori commessi, sulle candidature sciagurate, nonché sibilanti e astiose invettive della sinistra “estrema” che rimproverava a denti stretti i devastanti effetti del cosiddetto voto utile… devastanti naturalmente per loro. Avete presente la sensazione di quando nel poker vi ritrovate con una bella scala e poi, come uno schiaffo, vi superano con un arrogante full? Ecco, i “sinistri estremi” devono aver provato la stessa sensazione. Mi dispiace solo che non abbiano saputo dimostrare tutta la loro tanto sbandierata onestà intellettuale e rettitudine morale nel riconoscere il duro colpo subito. Anch’io sono rimasto un po’ sorpreso dalla completa volatilizzazione degli eredi del partito comunista più forte d’Europa, quando tra l’altro non c’è democrazia continentale che non abbia rappresentanze di sinistra “autentica” nei rispettivi parlamenti; ma tant’è. Considero impagabile la semplificazione del panorama partitico italiano oggi. E il merito di questo risultato va dato senza dubbio al Partito Democratico. Del resto mentre i finti comunisti si rinchiudevano nella torre d’avorio dell’elucubrazione ideologica, la Lega si sporcava le mani(e la bocca) dicendo senza peli sulla lingua quello che moltissimi altri pensavano(magari solo in parte), ma che non avevano il coraggio di dire. Il problema non è: non si può più essere autenticamente di sinistra oggi; bensì: la sinistra deve recuperare quella autenticità attraverso una concretezza che sembra aver perso ormai da tanto tempo. E certamente questo non avverrà con risposte vecchie, statiche e non più sentite dalla gente; non è per banalizzare, ma la mia generazione, quelle che verranno(ed evidentemente anche parecchie tra quelle precedenti), non possono e non vogliono essere inquadrate in schemi e pensieri ormai superati(comunisti- democristiani, destra-sinistra ecc.). In periodi di difficoltà, se non addirittura di crisi, come quello attuale, esiste solo ciò che deve essere fatto e ciò che non deve essere fatto; quindi una posizione concreta e condivisa sui vari problemi(possibilmente i più urgenti) è l’unica soluzione che si prospetta in questo frangente. Quando non si sta molto bene, si ha la necessità di fare e meno tempo per pensare. I valori e le grandi idee sono importanti, ed è proprio per questo che devono essere in grado di informare la società nel suo continuo divenire, nelle sue evoluzioni. Questo non è il modo per annacquare e svendere i valori, ma al contrario per rivitalizzare una società pigra e bloccata. Questo è il cambiamento.
Non mi sono ancora espresso sul risultato elettorale. Continuerò a non farlo, perché voglio prima vedere come agirà il nuovo Governo, voglio vedere se cambierà qualcosa(illuso? Mah), voglio risposte veloci e concrete da una maggioranza solida, pronto ad appoggiare interventi condivisibili e giusti, altrettanto pronto però a condannare favori e vantaggi solo per pochi o per categorie che si son già arricchite a sufficienza…in questi anni di magra per tutti gli altri.
Quello che il PD deve fare, tra l’altro, è comunicare. Esattamente quello che non si è fatto durante il breve Governo passato: quel poco(o tanto, a seconda) di buono che si è realizzato non è stato pubblicizzato a dovere. Non sappiamo vendere bene i nostri “prodotti”; ecco perché dobbiamo essere onnipresenti dal punto di vista comunicativo, e naturalmente non solo per attaccare gli avversari(ché sarebbe alquanto improduttivo). Una comunicazione semplice e chiara, che risponda a domande in ultima analisi semplici ma concrete e fondamentali. Istanze e speranze che in questa tornata elettorale sono state abilmente intercettate da altri.
Due parole sul politically correct. Questa forma di ipocrisia o, secondo altri, di debolezza(a mio avviso entrambe) che permea la cultura di sinistra e forse ancor più di centro-sinistra va abbandonata. È un modestissimo parere che esprimo: il politically correct è uno dei motivi che più ci ha penalizzati, portandoci alla sconfitta(anche se personalmente ritengo che il PD abbia fatto il massimo che si potesse fare in queste elezioni). L’espressione indica quel buonismo, quell’ipergarantismo e infine quel moralismo snob che caratterizzano trasversalmente il modo di affrontare e, ahimè, anche di risolvere, certe tematiche, in primis il famoso problema sicurezza. Siamo troppo buoni?



Giovanni Gobbo

2 commenti:

Matteo Corbo ha detto...

Condivido abbastanza il contenuto del post..Dobbiamo essere più incisivi, questo è poco ma sicuro.
Il governo-ombra può essere una buona cosa in tal senso..

Giovanni ha detto...

Finché non avremo anche noi 4 televisioni (ora sei) sarà difficile vincere la gara della comunicazione.
Il problema forse non è che Berlusconi e i suoi riescono a cogliere e a rispondere al pensiero della gente, quanto il fatto che loro stessi questo pensiero lo creano.
Siamo come Davide contro Golia.

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