22 aprile 2008

Perchè abbiamo perso. Come tornare a vincere!

Abbiamo perso. Questa è l’amara verità.
Il Partito Democratico ha fatto questa campagna elettorale per vincere queste elezioni e governare il paese. Era difficile, la sapevamo, ma questo era l’obiettivo. Ed invece ci apprestiamo ad assistere all’insediamento del quarto governo Berlusconi.
Il risultato non è stato di per sé negativo (abbiamo guadagnato due punti percentuali rispetto al risultato dell’Ulivo del 2006), ma in una democrazia bipolare bisogna prendere più voti degli avversari o perlomeno prenderne pochi di meno. Nove punti di distacco sono davvero davvero troppi.
Abbiamo perso, dicevo, ma perché abbiamo perso?
Una causa appare evidente, la stessa dal 1994 ad oggi: Silvio Berlusconi controlla la quasi interezza del sistema radio-televisivo, e lo usa in maniera alquanto spregiudicata per rafforzare la propria posizione.
Colpa sua, colpa nostra che in sette anni di governo (1996-2001, 2006-2008) non siamo riusciti ad approvare né una serie legge sul conflitto di interessi, né una riforma complessiva del sistema radio-televisivo.
Ma è solo per questo che abbiamo perso, oppure abbiamo fatto degli errori politici? Errori di merito e di metodo che ci hanno allontanato dal consenso popolare?
A mio modo di vedere: ne abbiamo commessi. Ne individuo tre, senza alcune pretesa di esaustività, considerandoli però quelli elettoralmente più significativi.
Alla domanda “Perché abbiamo perso?” deve però seguire un’altra domanda, vale a dire “Come tornare a vincere?”: per questo proverò per ognuno dei tre errori ad individuare anche una via di uscita.
Errore n° 1: Il linguaggio e l’apertura. La sinistra da sempre parla in maniera troppo elaborata ed analitica. Le persone di cultura media non capiscono, o magari capiscono ma restano perplesse dalla fumosità del discorso. La destra, in maniera spesso demagogica, parla chiaro.
Bisogna imparare a comunicare, ma non bisogna farlo solo per prendere i voti, nell’ottica “ed adesso come la spiego l’ovvia verità che ho in tasca a questi qua che non capiscono nulla?!”.
Dobbiamo interiorizzare la cultura pienamente democratica della partecipazione continua, del dialogo con tutti i cittadini ad ogni livello: il riformismo imposto dall’alto, che tanto ricorda il dispotismo illuminato, non paga. Dobbiamo tornare a fare politica nelle scuole, nella università, nelle piazze, nei bar, non nelle stanze delle sedi di partito. Trovare il modo di parlare anche a quella parte di paese che di sinistra non lo è mai stata, e forse mai neanche lo sarà, ma che ci chiede risposte alle esigenze concrete della vita di tutti i giorni. Un modo può essere forse cominciare ad organizzare incontri ed iniziative che attirino molte persone, tralasciando magari di invitare soltanto personaggi del partito o comunque con esso schierati, ma chiamando come ospiti anche persone un po’ “scomode”, che parlano ad un pubblico più ampio.
Errore n° 2: I temi. Il centro-sinistra ha sottovalutato in questi anni un tema fondamentale, che la Lega ha poi utilizzato in queste elezioni per ottenere un risultato notevole: il federalismo. Dobbiamo capire che l’idea che la ricchezza prodotta su di un territorio debba in buona parte restare su tale territorio, può essere di sinistra. Infatti, salva l’esistenza di sistemi di solidarietà per le zone più svantaggiate del paese e di una cornice di coordinamento, se i soldi vengono gestiti da chi è più legato al territorio, sarà più facile sostenere effettivamente chi in quel territorio è più debole.
Propongo di rilanciare questo tema elaborando in tempi stretti una grande proposta nazionale che leghi federalismo fiscale e funzione solidaristica degli enti locali, anticipando la Lega sul suo terreno.

Errore n°3: La sicurezza. Una delle istanze più forti che vengono dagli italiani in questo periodo storico è quella di poter camminare tranquillamente nelle proprie città, senza timore di subire violenza od anche solo intimidazioni da qualcuno. Anche su questo il centro-sinistra ha taciuto per molto tempo, salvo poi recuperare il tema senza portare però una posizione originale. Se sia noi sia la destra diciamo “tolleranza zero”, perché un cittadino dovrebbe votare per la copia e non per l’originale? Secondo me il Partito Democratico dovrebbe legare la questione della sicurezza a quella della legalità. Il messaggio dovrebbe essere: le regole devono essere rispettate da tutti perché il loro rispetto è la base della democrazia; chi le viola deve pagare, sia che sia un politico corrotto, sia che sia uno scippatore o spacciatore di droga delle periferie urbane. Con questo argomento si può forse mettere in difficoltà la destra, che parla di sicurezza ma che poi delegittima la magistratura ed accorcia i tempi di prescrizione per salvare Previti..

Penso che Walter Veltroni abbia fatto una campagna elettorale molto positiva, parlando alla gente con linguaggio semplice ed inserendo nel proprio programma numerose proposte su sicurezza e federalismo. Ma in tre mesi era difficile correggere gli errori degli anni precedenti.
Adesso abbiamo di fronte a noi un (purtroppo) lungo periodo di opposizione: credo sia arrivato il momento di svolgere appieno queste riflessioni.
Così forse, alle prossime elezioni, potremo tornare, con cognizione di causa, a dire: si può fare!



Matteo Corbo

3 commenti:

il Ratto dello spazio ha detto...

non sono d'accordo,
va bene il linguaggio troppo elaborato,
ma la questione vera sono i contenuti
e quelli mancavano
perchè alla gente interessa (giustamente) più il proprio porco tornaconto (leggi stipendi più dignitosi) che fare la crisi di governo per tornare via dall'afghanistan.
è vero che silvio b. possiede tre tv ecc. ecc.
ma un'idea forte che vada incontro agli interessi degli italiani comunque "buca" il muro della sua comunicazione.
un esempio:
si è parlato di tassa sui suv, e poi erroneamente non si è fatto niente, e così il messaggio che è trapelato è stato "la solita sinistra che mette le tasse",
invece si poteva dire:
tassiamo i suv inquinanti e con quella tassa verranno finanziati direttamente asili in ogni città,
"ogni 1.000 suv o simili un asilo" ed allora sì che la gente,
quelli che una volta erano elettori di sinistra, avrebbero apprezzato.
capitolo sicurezza:
basta inseguire la destra sul terreno del manganello che tanto,
se il desidero dell'elettore è davvero quello, vota a destra e non a sinistra.
spieghiamo che una cosa è il pericolo percepito ed un altro è quello reale
ed i dati istat dicono che i reati sono in calo,
il vero problema è che la pena iene difficilmente scontata,
la risposta polititca deve essere non poliziotti (inutili) ad ogni angolo se poi tanto i processi non vengono celebrati o vanni prescritti,
bensì scontare subito (dopo il 1° grado) la pena per tutti i delitti che la gente percepisce pericolosi,
scippi, furti, rapine e violenze
ed allo steso tempo difendere i principi di libertà di uno stato democratico,
non portare avanti l'idea di uno stato di polizia.

Giovanni ha detto...

Ma sono l'unico a cui la parola "federalismo" affiancata alla parola "Italia" provoca un certo prurito?

Anonimo ha detto...

Care Amiche e Cari Amici,

Vi propongo l’ elaborato di un percorso di studio e ricerca sentitamente partecipati nel dialogo con una grande persona, una sincera presenza, il Professore dei movimenti e dei girotondi di protesta a Milano, a Genova, in Italia...che ci porta sempre tutti in piazza con il suo ponderato carisma e il suo ascendente risoluto contro l'ingiustizia...è l'Onorevole Nando Dalla Chiesa, scrittore impegnato e dedito nell'inesausta ricerca della pace e della giustizia, contro tutte le incoerenze, le incongruenze, le incomprensioni sociali e le subdole forme di imposizione del potere nella nostra contemporaneità...

Nando Dalla Chiesa, elaborato di ricerca.
Dall’omologia alla divergenza:
pensare la differenza, immaginare l’uguaglianza.
INTERVISTA CON NANDO DALLA CHIESA.
Dialogo sopra le diversità culturali.

di LAURA TUSSI


A Milano, a Roma, a Genova e in altre innumerevoli città italiane, le persone sono scese in piazza manifestando il dissenso contro la prevaricazione di dinamiche di strapotere governativo che affossano ogni velleità di dignità costituzionale, dove la Costituzione Repubblicana e Democratica viene calpestata in nome dell’autorità di potere e le discrepanze sociali incrementano e alimentano intolleranze e divergenze a tutti i livelli del prisma sociale delle differenze, dove la diversità diviene un’onta, un crimine, una vergogna da reprimere ed eliminare.
Attualmente, nel mondo occidentale, si assiste ad un ritorno prepotente delle politiche e dei partiti conservatori, dall’America, alla Spagna, dall’Italia, all’Inghilterra, per non parlare delle correnti xenofobe e neonaziste dell’Austria. Nel mondo intero si è assistito ad un movimento di protesta contro lo status quo, dissenso e opposizione e ad una presa di coscienza valoriale senza paragoni nella storia passata: dalle correnti pacifiste, ai nuovi globalizzatori. Queste innovative realtà comprendono tutte le frange più irrequiete, i partiti riformisti, le fazioni di dissenso, gli estremismi più propositivi, tutte le categorie più innovative, progressiste e propositrici di qualcosa da portare avanti, da proporre, da perseguire nonostante il conflitto di classe, la protesta nelle piazze, per il cambiamento generale dello status quo di un sistema neoreazionario, con proposte costruttive di azione, per agire, per risolvere i gravi problemi dell’umanità intera, dal disastroso degrado ambientale a livello planetario, di cui stiamo pagando le scottanti conseguenze, alla povertà, al regresso, alla fame nel mondo, la mancanza di occupazione, le guerre, i conflitti interreligiosi.
Il nuovo socialismo ancora e di nuovo, in base a corsi e ricorsi storici sempre attuali, ripropone antichi valori e sempre attuali, quali l’equità sociale ed il pluralismo in materia decisionale delle scelte più drastiche e drammatiche, come l’interventismo bellico, per esempio.
Anche in Italia, quindi a livello più locale, molti intellettuali si sono mobilitati contro il revanchismo delle destre sulle più disparate questioni sociali, coinvolgendo ampie sacche di popolazione, proprio quel popolo portatore di idee di innovazione e progresso, di novità e trasformazione positiva in materia sociale, giuridico legale, sanitaria, economica, fiscale ecc...
Sullo sfondo di tali imprescindibili questioni si stagliano i problemi cruciali del mondo contemporaneo che interessano il processo di globalizzazione, il razzismo scientifico, lo sviluppo delle biotecnologie, la bioetica, la sostanziale e fondamentale relazione uomo-ambiente.
Gli Stati Uniti si sono rifiutati di aderire al protocollo di intesa di Kyoto e non per volontà del popolo americano, quindi non per decisione di una scelta democratica e pluralista che comprendesse le più differenti frange e classi del tessuto sociale americano, che peraltro ha manifestato, in buona parte il dissenso, ma per l’effetto di un capitalismo degenerato, di un sistema votato a una logica di dominio nazionalista, scaduta in assolutismo dispotico.
L’esigenza di socialismo si ripete a intervalli nella storia, risorgendo ogni volta al fine di portare la pace e la realizzazione e concretizzazione delle utopie, ossia di valori, ideali e conquiste sul piano dei diritti del popolo, della società tutta, che il capitalismo esasperato, o peggio la degenerazione irrazionale di quest’ultimo, annienta, vilipende, schiaccia, provocando conflitto tra le classi sociali, per evidenti sperequazioni: un conflitto epocale, millenario, dalle prime forme di vita associata dell’umanità.
Anche la magistratura è stata costretta a reclamare il proprio diritto d’autonomia, a rifiutare le ingerenze da parte di altri poteri statali. In questo modo si è sovvertito il principio basilare di un paese libero, elaborato dall’illuminismo e da Montesquieu relativamente alla tripartizione delle mansioni principali dello Stato e l’inalienabilità dell’autonomia dei tre poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario, così da evitare la degenerazione del sistema politico in anarchia o peggio in dittatura assolutista.
Il socialismo si è sempre posto l’obiettivo di promuovere programmi di riforme graduali, tese a migliorare le condizioni di vita della classe operaia e delle masse lavoratrici nel quadro degli spazi democratici, concessi dallo stato borghese.
Nel dopoguerra i partiti socialdemocratici dei paesi dell’Europa occidentale fondarono nel 1951 l’internazionale socialista. Dopo i fatti d’Ungheria anche i partiti socialisti, come quello italiano, che avevano privilegiato l’unità d’azione con i comunisti, si spostarono su posizioni riformiste. La revisione ideologica e il rifiuto del ruolo guida dell’URSS toccarono anche i partiti comunisti a partire dagli anni’60 che si orientarono verso posizioni socialdemocratiche, affermatesi in tutti i partiti socialisti europei.
I movimenti del popolo, attualmente, rilanciano le idee di un neoilluminismo, di un nuovo socialismo che ovviamente contesta la globalizzazione del mercato unico, ma soprattutto del pensiero unico neonazionalista che riconferma politiche volte a instaurare e riassestare economie radicalmente capitalistiche.
Il socialismo del popolo di Seattle sostiene l’eguaglianza dei diritti sociali ed umani, la solidarietà, il bene comune, la tolleranza dell’”altro”, del diverso contro le esproprianti politiche xenofobe e razziste, per l’eliminazione del privilegio di classe, del classismo, e soprattutto il diritto delle masse meno abbienti a manifestare ed a protestare, senza essere perseguitate, contro le scelte ritenute errate e capitaliste del sistema, dei governi restauratori di un atavico, obsoleto e stanco modo di fare politica.


La personale dedizione nella comprensione e nell’analisi socioculturale delle realtà di ingiustizie e di discriminazioni in Italia e nel Mondo, all’interno della Storia di Formazione di uno scrittore impegnato socialmente e politicamente?

Tutta l’ esperienza di vita è formativa. Quello che si è fatto, realizzato e interiorizzato durante l'infanzia e l'adolescenza diventa elemento ed evento che influisce in seguito sul modo in cui ci si comporta e ci si atteggia nell'impegno sociale, formativo e civile rispetto alle modalità con cui si considera la cultura.
Non riuscirei a togliere nulla della mia vita per capire e comprendere quali siano le scelte personali in un certo momento e pensare come impegnarmi su un tema o sull'altro, in un aspetto o nell'altro e perché compio una certa decisione.
Davvero possiamo considerare i ricordi, dai gesti e dalle parole compiute dalle persone care, dal ricordo dei genitori, dei libri letti, dagli insegnanti, all'esperienza universitaria, al periodo del sessantotto, appena mi affacciavo all'età adulta, alla vicenda di mio padre. Penso che tutta la vita mi ha forgiato e fomentato anche aggressivamente e spinto ad assumere determinati impegni in campo civile, politico e culturale.


Il centro sinistra, gli strapoteri che fomentano divergenze e discrepanze sociali in nome dell’autorità, i localismi, i settarismi da un lato, e le nuove ed incombenti sfide dettate da una società e da un mondo sempre più orientati alla globalizzazzione, alle sfide del progresso con Kyoto e Hokkaido, nella scelta di politiche progressiste, segnate comunque da problematiche inerenti le diversità multiculturali e la coesistenza di variegate culture e differenti modi di essere e di pensare, dall’altro.

Lo spirito di apertura, di interscambio e di confronto vicendevoli portano a considerare gli interlocutori, le culture altre, le biografie collettive di minoranze come dati di vita e di diversità intraculturali che devono essere interpretate con sapere e approfondite rispetto al futuro e al passato con esperienza e consapevolezza appunto.
Occorre essere responsabili e consapevoli che il futuro non è solo la somma di molteplici tradizioni e biografie, ma soprattutto una sintesi di valori che sembrano divisi e divergenti, ma si elaboreranno come uniti nelle rispettive diversità tramite la costruzione e la raccolta ed elaborazione di biografie e autobiografie intelligenti.
E’necessaria molta serietà perché non è un lavoro facile, perché ogni cambiamento incide sulle condizioni dell'esistenza, della vita di ciascuno, rispetto alle aspettative, sulle paure di chi è più debole, fattori che vanno considerati in questo momento processuale di costruzione del nuovo.
Questa è la fase più difficile per la sinistra perché si apre un innovativo percorso e si sviluppa un processo di evoluzione, di apertura, di confronto e condivisione, perché nessun cambiamento lascia le situazioni nuove uguali alle precedenti, con gli svantaggi delle condizioni che generano pregiudizio.
Le ondate migratorie sono così improvvise e repentine e incidono e coincidono anche con l'invecchiamento della popolazione portando paura, diffidenza e indisponibilità all'incontro, nel confronto con le diversità, attuabile invece attraverso un lavoro e un impegno concreti nel rimuovere le cause dei pregiudizi, attraverso l'informazione culturale, chiamando ogni persona alle proprie responsabilità civili.


Tutto il mondo è impegnato nella ricerca della democrazia che è un valore da consolidare e da esportare. Le ultime guerre in medio oriente fanno intravedere diverse tipologie di dittatura.

Le dittature vanno dai grandi emirati, ai potentati fondati sul potere delle dinastie, dalla Siria, ai leader libanesi e con forme di ingerenza terroristica. Tutto il mondo è impegnato nella ricerca della democrazia che è un valore da consolidare e da esportare.
Strategie internazionali sono necessarie e auspicabili, ma difficili da sviluppare, anche perché le questioni legate alle minoranze si scontrano con la real politic e le ragioni della diplomazia.
Occorre che ci siano entità sovranazionali capaci di riconoscere certi diritti e tutelare e salvaguardare nelle forme consentite dalla diplomazia le minoranze oppresse. I partiti possono avere ruoli diversi con iniziative incisive, creando movimenti di opinione anche per mezzo della stampa. Sussiste comunque un problema soprattutto culturale. L'idea di boicottare il salone del libro di Torino solo perché dedicato ad Israele è sintomo di intolleranza. A volte si mettono in circolo atteggiamenti razzisti e discriminatori. Occorre molta responsabilità.

Attualmente occorre esorcizzare ogni spettro di genocidio, stillicidio, di conflitto armato e di negazione di ogni tipologia di diversità all’interno della società. Esistono strategie politiche certe e determinate da parte dei partiti progressisti per far fronte a queste terribili evenienze?

Sono motivato e spinto dalla mia vicenda personale a leggere i libri che riguardano l'accettazione sociale della violenza, la nascita del nazifascismo e la tragedia dell'Olocausto. Questi eventi sono realmente avvenuti dopo le convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo e sulla tutela dei prigionieri di guerra. Non credo comunque che l'uomo abbia imparato dalla Storia. Occorre molta responsabilità da parte degli Stati, dei partiti, dell'opinione pubblica con l'intervento degli intellettuali, con cittadini responsabili che devono conoscere il teatro degli eventi storici.

Laura Tussi
www.politicamentecorretto.com

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