17 aprile 2008

Elezioni 2008: riflessioni di un giovane democratico

Eravamo tutti sinceramente convinti che le cose sarebbero andate meglio, non nascondiamocelo. Ci aspettavamo che, seppur non vincitori, saremmo usciti da queste elezioni con un'importante affermazione che ci avrebbe visti superare il 35% dei consensi.
Il responso delle urne ci ha inchiodati al 33%. Le prime analisi dei flussi elettorali dimostrano che quel 2% in più che il PD ha guadagnato rispetto al risultato dell’Ulivo del 2006 è stato conquistato a sinistra. Questo è sicuramente sufficiente a zittire coloro i quali si preoccupavano di perdere voti in quest’area, dimostrando invece che il PD non è una forza di centro ma un’autentica forza riformista capace di rappresentare le istanze di una sinistra moderna, capace di guardare al futuro e non prigioniera di vecchi schemi ideologici e culturali appartenenti ad un’epoca passata.
Se da una parte allora ci siamo dimostrati all’altezza del compito di essere rappresentativi della sinistra (con buona pace di chi diceva che PDL e PD erano uguali!), dall’altra non siamo riusciti nella scommessa di sfondare verso il centro. Il nostro obiettivo è quello di essere, in un futuro ci auguriamo il più vicino possibile, forza di governo, maggioranza in Parlamento e soprattutto nel Paese. Se guardiamo agli ultimi 15 anni di interregno berlusconiano ci accorgiamo che il centro-sinistra di Prodi non è mai stato maggioranza in termini di voti: quando vincemmo nel 1996 la Lega Nord andò alle elezioni da sola determinando la sconfitta del centro-destra, nel 2006 l’Unione portò a casa un risultato che la vide vincitrice solo alla Camera di appena qualche migliaio di voti, un niente.
Da qui dobbiamo ripartire.
Ciò che facciamo oggi noi giovani democratici è determinante per il futuro del Partito Democratico ma soprattutto del Paese. Dovremo essere capaci di costruire un soggetto giovanile che sia veramente in grado di parlare ai giovani, di coinvolgerli, di renderli protagonisti dell’attività politica.
Tra i giovani il PD ha sicuramente cominciato col piede giusto, è stato in grado di farsi comprendere dalle molte ragazze e ragazzi che in questi ultimi mesi abbiamo visto avvicinarsi al mondo della politica. Adesso è nostro compito far sì che, passato l’entusiasmo della campagna elettorale, queste importantissime energie non si perdano, ma trovino i modi coi quali venir canalizzate nella vita pubblica e di partito, così come è necessario che le motivazioni per impegnarsi attivamente siano ancora più forti che prima.
Un forte radicamento nei territori è di cruciale importanza: un soggetto che agisce solo in ristretti circoli di città, che si rende avvicinabile solo da pochi eletti provenienti per lo più da ambienti universitari, che se ne resta chiuso nelle stanze di partito e che rimane privo di visibilità è inutile e dannoso. Bisogna puntare ad una diramazione capillare di questo nuovo soggetto giovanile nei territori; bisogna entrare nelle ancora troppo poco esplorate province della nostra regione (lì dove un soggetto come la Lega è invece capace di essere onnipresente anche tra i giovani, come dimostra l’eclatante risultato del Carroccio); bisogna essere “popolari”, capaci di parlare il linguaggio dei giovani che vivono i problemi delle periferie; bisogna farsi carico delle esigenze delle ragazze e dei ragazzi che vivono condizioni di difficile precarietà lavorativa o che conoscono la frustrazione di ambienti scolastici e universitari troppo spesso asettici da un punto di vista culturale e sociale; bisogna costruire una vera alternativa, nel nostro Veneto, ai riferimenti culturali e valoriali delle realtà parrocchiali; bisogna essere in grado di proporsi come luogo di aggregazione dei giovani.
Se sapremo fare tutto questo potremo aspirare a costruire qualcosa di nuovo nella storia di questo nostro Paese: una cultura politica riformista in grado di far affrontare al Paese le difficile sfide di una modernità globalizzata che ci vede sull’orlo di un baratro senza ritorno. Ma va costruita partendo dal basso, attraverso un’attività politica diffusa. Sta a ciascuno di noi far sì che il Partito Democratico possa essere il protagonista del futuro del Paese.
Siamo solo all’inizio, ma siamo sulla buona strada.



Gianluca Battaglia

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