6 ottobre 2008

L’apartheid: viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo a Nord-est

Titolo: L’apartheid: viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo a Nord-est
Autore: Toni Fontana, nato a Feltre (Belluno) e giornalista del L’Unità
Introduzione: Walter Veltroni
Capitolo 14: I venti anni di Meryem Note: questa storia non è inventata, ma vera. La ragazza è fatta di carne e ossa che potete vedere QUI e la sua battaglia è testimoniata in numerosi articoli come QUESTO.

I VENTI ANNI DI MERYEM
Ormai vengo spesso in piazza dei Signori , bella e accogliente, con i tavolini del bar ‘Signori e signore’ sempre pieni di gente e i camerieri che trottano tra un tavolo e l’altro. Meryem è puntualissima, “Sai” esordisce indicando i tavolini della pizzeria che si affaccia sulla piazza centrale di Treviso “ho lavorato lì per alcuni mesi e questi luoghi li conosco bene.”
Meryem ha 21 anni, è carina, i capelli crespi e nerissimi coprono un viso minuto e delicato, un po’ nascosto dagli occhialini.
Non si può non crederle quando dice che sugli autobus si rivolgono a lei parlando in italiano e si lamentano degli extracomunitari, salvo poi fare un passo indietro quando scoprono che è marocchina. Ma se non è lei a dirlo è difficile, se non impossibile, scoprirlo. Parla con un accento della Marca, non molto evidente e percepibile, ma padroneggia così bene l’italiano che non passa per la mente di chiederle da quale paese proviene.“Avevo dieci anni quando mio padre mi ha portata in Italia da Casablanca, lui viveva qui da molti anni, dal 1987, e aveva già girato diverse città prima di stabilirsi a Treviso, era stato per un certo periodo anche in Spagna. Subito ho fatto amicizia con altre bambine italiane e ho imparato la lingua, all’inizio non ho incontrato problemi. Poi quando ho iniziato la quinta elementare ho cominciato a sentire le prime battute razziste.” […]
Ora Meryem studia economia internazionale all’università di Padova e lavora “per alcune ore, ma con contratto a tempo indeterminato” per un’importante catena di grandi magazzini. Il lavoro non manca , non si tratta di nascondere il fatto che qui nella Marca le occasioni sono cento volte più numerose che in altre parti d’Italia. Ma qui sta il punto. Di quale integrazione stiamo parlando?
“A scuola, soprattutto alle medie, mi offendevano quasi tutti i giorni” ricorda Meryem “io mi sono abituata a rispondere, fin che è possibile mi difendo con le parole, quando superano il limite e non vi sono alternative, meno le mani”.
La ragazza è delicata e cortese, educata e parla con estrema calma, è difficile immaginarla mentre prende a sberle qualche coetaneo che, mi viene da pensare, se l’è andata a cercare.
“Se non reagisci,” prosegue “ti abitui a subire, a non contrastare. Alcuni studenti di origine marocchina come me non ce la fanno a reagire, sono intimoriti, incassano. Ma ciò è molto pericoloso perché chi subisce finisce poi per covare rabbia e aggressività e quando poi cresce si sfoga sviluppando una violenza cento volte superiore. Non mi sono mai occupata di politica e ho sempre accarezzato un sogno, quello di formarmi e studiare qui nel Veneto e poi andarmene, da qualsiasi parte, in un luogo in cui la mentalità è più aperta. Qui hanno osato dire che veniamo dalla savana, che non abbiamo cultura. Molti di noi si nascondono, si vergognano di venire da un altro paese, di possedere altri valori ed insegnamenti. L’altro giorno stavo sull’autobus. Spesso, anzi quasi sempre, mi scambiano per un’italiana, una donna ha iniziato a parlare male degli immigrati e quando le ho detto che sono nata in Marocco ha fatto un passo indietro.[…]
Ora Meryem, Amina, Tahra e tante altre e tanti altri hanno fondato il gruppo Seconda Generazione che, scoprirò l’indomani, ha anche il sottotitolo: “Associazione padana per la tutela dei diritti dell’uomo e per il volontariato”. “Stiamo cercando una sede, siamo tutti giovani figli di immigrati, i genitori di molti di noi, come me, hanno il passaporto italiano e votano alle elezioni. Per domani abbiamo promosso la seconda manifestazione di protesta, poi, per un mese, ci dedicheremo solamente al volontariato. Ci occupiamo del recupero di coloro che cadono vittime della droga e dell’alcol. Abbiamo convinto due ragazzi a tornare a casa e a riprendere la scuola. Aiutiamo gli insegnanti di sostegno,i bambini che devono imparare l’italiano, ma alcuni valori, come quello della lealtà, devono essere insegnati solo da maestri madrelingua. Andremo negli ospedali per aiutare le gestanti che non parlano italiano, i malati che non riescono a farsi capire.”
L’integrazione? “Noi puntiamo sulla convivenza, sulla possibilità di vivere tutti assieme. Io e alcune mie amiche vogliamo andarcene di qua, ma molti di noi vogliono restare e sperano in un futuro migliore. Se le cose non cambieranno finirà come nelle banlieue di Parigi. Non ho paura del carcere se ci dovrò finire per difendere i miei diritti. […]
Noi stiamo lavorando per la terza generazione, quella che verrà, quella dei nostri figli che non sono ancora stati concepiti. La nuova generazione, quella che verrà dopo la nostra, vivrà in condizioni migliori, la società sarà abituata alla convivenza, anche la prossima generazione dei veneti non sarà razzista, per loro sarà normale stare assieme a giovani italiani nipoti dei primi immigrati. Se non me ne sarà andata manderò a scuola i miei figli in una società nella quale le discriminazioni saranno un lontano ricordo.”

Consiglio a tutti di leggere il libro di Toni Fontana, uscito da poco nelle librerie e propongo al giovanile di contattare Meryem e lavorare con lei per la prossima generazione, quella che verrà, che vivrà in condizioni migliori. Non è Meryem e chi come lei a dover lasciare il Veneto. Lei arricchisce Treviso dove vive e Padova dove studia. Lei e le sue amiche non sono una minaccia per la nostra cultura, la nostra storia e le nostre tradizioni. Abbiamo qui vicino una persona in carne ed ossa che incarna il più profondo spirito europeo di ricerca della libertà e la tolleranza della religione musulmana non fondamentalista. Non possiamo lasciarla sola, né lasciarci scappare l’opportunità concreta di fare qualcosa di importante.


Laura Frigo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il libro non mi piace.
A mio modesto parere l'autore non è riuscito a individuare il vero profilo del nord-est . Stiamo parlando probabilmente dell'area economicamente e socialmente più avanzata d'italia (statistiche alla mano!) e ci mettiamo l'introduzione di WALTER VELTRONI l'ACCUMULA DEBITI!?
Un po' di dignità!

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